Disegnare Maigret - 2008
12/10/08 06:56 Filed in: Saggi critici
1974, studio per copertina Maigret
Prefazione di Santo Alligo al volume “Tutti i Maigret di Pintér”, Little Nemo, 2008.
Al mondo non sono molti gli illustratori che hanno realizzato, come Pintér, tante illustrazioni per i ‘racconti polizieschi’; ma forse nessuno come lui ha disegnato tante copertine per i romanzi del commissario Maigret scritti da Georges Simenon, tutte pubblicate da Arnoldo Mondadori tra il 1961 e il 1991.
Dopo aver fatto qualche lavoro per lo “Studio Stile” di Rossetti e Cremonesi, Pintér si presentò nel 1960 alla Mondadori per proporsi come collaboratore esterno, ma, con sua grande gioia, fu assunto subito da Anita Klinz, art director dell’ufficio grafico. Prima di illustrare le copertine gli fu affidato il compito di disegnare, con tratto sintetico e mai descrittivo, la pubblicità della casa editrice inserita nei “Gialli Mondadori”.
I primi Maigret di Pintér sono, nel 1961, le sovraccoperte per i due volumi de “L’ispettore Maigret” nella vecchia collana degli “Omnibus”. Mentre le disegnava, Pintér non avrebbe mai pensato che il commissario seguitasse ad incalzarlo per oltre quarant’anni attraverso tante collane editoriali.
Prefazione di Santo Alligo al volume “Tutti i Maigret di Pintér”, Little Nemo, 2008.
Al mondo non sono molti gli illustratori che hanno realizzato, come Pintér, tante illustrazioni per i ‘racconti polizieschi’; ma forse nessuno come lui ha disegnato tante copertine per i romanzi del commissario Maigret scritti da Georges Simenon, tutte pubblicate da Arnoldo Mondadori tra il 1961 e il 1991.
Dopo aver fatto qualche lavoro per lo “Studio Stile” di Rossetti e Cremonesi, Pintér si presentò nel 1960 alla Mondadori per proporsi come collaboratore esterno, ma, con sua grande gioia, fu assunto subito da Anita Klinz, art director dell’ufficio grafico. Prima di illustrare le copertine gli fu affidato il compito di disegnare, con tratto sintetico e mai descrittivo, la pubblicità della casa editrice inserita nei “Gialli Mondadori”.
I primi Maigret di Pintér sono, nel 1961, le sovraccoperte per i due volumi de “L’ispettore Maigret” nella vecchia collana degli “Omnibus”. Mentre le disegnava, Pintér non avrebbe mai pensato che il commissario seguitasse ad incalzarlo per oltre quarant’anni attraverso tante collane editoriali.
Disegnare Maigret
Studio per la copertina de “Il mio amico Maigret”
Al mondo non sono molti gli illustratori che hanno realizzato, come Pintér, tante illustrazioni per i ‘racconti polizieschi’; ma forse nessuno come lui ha disegnato tante copertine per i romanzi del commissario Maigret scritti da Georges Simenon, tutte pubblicate da Arnoldo Mondadori tra il 1961 e il 1991.
Dopo aver fatto qualche lavoro per lo “Studio Stile” di Rossetti e Cremonesi, Pintér si presentò nel 1960 alla Mondadori per proporsi come collaboratore esterno, ma, con sua grande gioia, fu assunto subito da Anita Klinz, art director dell’ufficio grafico. Prima di illustrare le copertine gli fu affidato il compito di disegnare, con tratto sintetico e mai descrittivo, la pubblicità della casa editrice inserita nei “Gialli Mondadori”.
I primi Maigret di Pintér sono, nel 1961, le sovraccoperte per i due volumi de “L’ispettore Maigret” nella vecchia collana degli “Omnibus”. Mentre le disegnava, Pintér non avrebbe mai pensato che il commissario seguitasse ad incalzarlo per oltre quarant’anni attraverso tante collane editoriali. A quei tempi Pintér non aveva ancora letto i romanzi di Simenon (li leggerà poi quasi tutti): uno di questi, Il borgomastro di Furnes, di cui conserva il disegno originale fatto per la copertina “I romanzi della provincia straniera”, è per Pintér un romanzo estremamente triste ma, al tempo stesso, meravigliosamente bello.
Per questi due primi volumi, dove l’illustrazione occupa più della metà inferiore dell’intera sopraccoperta, sviluppandosi anche nelle alette – una soluzione grafica ideata da Anita Klinz –, Pintér prende come modello il Maigret interpretato al cinema da Jean Gabin, perché quello impersonato da Gino Cervi compare nei telefilm della RAI solo tre anni dopo. La somiglianza con l’attore francese, però, è solo evocata, e, d’altronde, nemmeno voluta: Pintér, educato alla sofisticata scuola ungherese del manifesto ma anche a quella polacca di Jan Lenica e di Henryk Tomaszewski, ha evitato un richiamo esplicito (e fuorviante) ai banali manifesti del Maigret cinematografico. Al contrario, le illustrazioni per le due sovraccoperte de “L’ispettore Maigret”, come tutti i vecchi “Omnibus”, evocano le vicende attraverso una visione sinottica. Nella lunga fascia illustrata Pintér, con una pennellata veloce, volta a suggerire più che a precisare ambienti e personaggi, ‘racconta’ il romanzo, mentre la testa del commissario, scontornata su fondo bianco, fuoriesce dalla fascia attirando così l’attenzione sul protagonista. Gli “Omnibus Gialli” – collana memorabile anche, o soprattutto, per l’apporto artistico di Pintér – si intrecciano per molti anni con le serie delle “Inchieste del commissario Maigret” e degli “Oscar”. Più ‘grafiche’ ed essenziali quelle disegnate per gli “Omnibus Gialli”, più convenzionali quelle per le “Inchieste”, ricche di atmosfera e a volte – quelle degli “Oscar”– anche di humour.
Negli “Omnibus Gialli” – copertina rigida impressa a tela e illustrazione applicata – Pintér riesce a trasformare in vere e proprie icone le illustrazioni del racconto poliziesco. Partendo da un’idea-chiave in cui si riflette l’intero romanzo e puntando decisamente sul taglio grafico, che preferisce un particolare molto ravvicinato, Pintér ha creato, anno dopo anno, copertine che hanno fatto scuola, come quelle per I figli di mammasantissima, Lemmy Caution FBI, Hercule Poirot, piccolo grande uomo, 6 messaggi per Ellery Queen, L’eccellentissimo Nero Wolfe, Nick Carter e la tredicesima spia.
1972, bozzetto per la copertina “Maigret e la ballerina del Gai Mulin”
Ma torniamo al corpus delle illustrazioni. Partendo dalle due sovraccoperte per “L’ispettore Maigret”, Pintér ne disegna, dal 1966 al 1974, altre otto per la collana “Tutte le opere di Georges Simenon - Le inchieste del commissario Maigret”, seguite, dal 1966 al 1969, da “Le inchieste del commissario Maigret”, per finire, solo per le opere pubblicate, con le copertine degli “Oscar” dal 1969 al 1982.
Spinto dalla curiosità di conoscere più a fondo i gusti e le abitudini del commissario, come li trovava descritti nei romanzi di Simenon, Pintér ha tentato, con più o meno successo, di scoprirli e rievocarli, restandone a volte deluso come alla brasserie Dauphine di Parigi, che il turismo ha finito per privare di ogni atmosfera. Il tabacco di Maigret, il gris (perché confezionato in un pacchetto di spessa carta grigia), è – secondo Pintér – impensabile fumarlo; sembra, anzi, che anche Simenon preferisse il Dunhill Elisabeth. Una volta, per accontentare Pintér, che voleva farsi un’idea anche degli odori che aleggiavano intorno al commissario, gli fu portato da Parigi un pacchetto di gris: ebbene, l’artista ne fu così disgustato da pensare seriamente di gettare, insieme al tabacco, perfino una delle sue amate pipe.
Questa continua ricerca di Pintér, questo «personale coinvolgimento» (come egli lo definisce) con il suo soggetto, lo porta dunque a scoprire – forse inconsapevolmente – il mondo dello stesso Simenon, che sovente presta elementi autobiografici al suo personaggio. Secondo Stanley G. Eskin (Georges Simenon, a cura di G. Da Campo, Marsilio, 1996), Maigret «acquista spessore grazie all’accumulo di dettagli individuali, rinforzati dal fatto che si riferiscono direttamente alla personalità e alle esperienze di Simenon. Come si è visto, l’arrivo a Parigi del giovane Maigret riproduce quello dello scrittore; come lui, prova piacere a sostare sulla piattaforma posteriore di un autobus e prendere il sole seduto al tavolino di un caffè all’aperto. Condividono ricordi d’infanzia (sono stati entrambi chierichetti) e Maigret ha abitato in place des Vosges. Non appena si ritira dal servizio nella casa di Meung-sur-Loire, batterà la campagna alla ricerca di mobili antichi, come ha fatto Simenon all’epoca della “Richardière”».
1970, bozzetto per “Maigret e la casa delle tre vedove”
Nel 1966 Mondadori varò due collane: “Tutte le opere di Georges Simenon - Le inchieste del commissario Maigret”, con l’ambizioso progetto di pubblicare tutto Simenon in ordine cronologico, e i paperback “Le inchieste del commissario Maigret”. I dirigenti della Mondadori affidarono a Pintér le ilustrazioni delle copertine, il quale scelse come modello Gino Cervi, che già da due anni interpretava Maigret in TV. La somiglianza con Cervi non fu imposta dall’alto, e nemmeno adottata per sfruttare la popolarità dell’attore, ma perché piaceva a Pintér e del resto – si diceva in redazione – ‘andava molto bene’ anche all’esigente Simenon, che voleva, per contratto, vedere preventivamente le copertine.
La semplicità e la povertà di mezzi con cui erano realizzati gli sceneggiati televisivi in bianco e nero stimolarono, anziché condizionare, la fantasia di Pintér, soprattutto nelle sovraccoperte di “Tutte le opere di Georges Simenon - Le inchieste del commissario Maigret” e negli “Oscar”.
I sedici episodi che compongono i quattro cicli televisivi delle “Inchieste del commissario Maigret”, per la regia di Mario Landi, furono mandati in onda tra il 1964 e il 1972. Il primo ciclo (1964-65) comprendeva Un’ombra di Maigret, L’affare Picpus, Un Natale di Maigret, Una vita in gioco. Il secondo (1966), Non si uccidono i poveri diavoli, L’ombra cinese, La vecchia signora di Bayeux, L’innamorato delle signora Maigret. Il terzo (1968), Maigret e i diamanti, Maigret e l’ispettore sfortunato, Il cadavere scomparso, La chiusa, Maigret sotto inchiesta. Il quarto (1972), Il pazzo di Bergerac, Il ladro solitario, Maigret in pensione.
L’artista ricorda di avere guardato tutte le puntate «principalmente attratto dalla bravura di Cervi, che diede una intrepretazione molto personale nella quale si sentiva il teatro, anche se certe lievi gigionerie non si adattavano al personaggio di Simenon; ma forse era quasi meglio così».
1971, Il borgomastro di Furnes, illustrazione originale per una copertina della serie “Tutti i romanzi di Georges Simenon”
Pintér chiese al laboratorio fotografico della casa editrice di scattare qualche frame durante la trasmissione; non era importante che indicasse ai tecnici la scena da fotografare, perché lo scopo era solo quello di avere la maggior documentazione possibile degli ambienti, in special modo di quelli della Préfecture de Police, ricostruiti negli studi romani della RAI. Gli sceneggiati televisivi con Cervi resero celebre, anche per il grande pubblico italiano, il personaggio di Maigret, che, rilanciato e ‘fissato’ dalle copertine di Pintér, è diventato una figura difficile da dimenticare.
La collana dell’opera completa, “Tutte le opere di Georges Simenon - Le inchieste del commissario Maigret” si compone di otto volumi (più quattro per i romanzi senza Maigret), pubblicati da Mondadori tra il 1966 e il 1974. L’impostazione grafica, assai suggestiva, e la tessitura pittorica delle tempere create per queste sovraccoperte sono per certi versi più simili a quelle degli “Oscar” che non delle coeve copertine per “Le inchieste del commissario Maigret”, strutturalmente meno varie e più scontate. Qui Maigret è attore unico, l’ambientazione è essenziale, scarna, pronta a suggerire il punto nodale del romanzo. Un tavolo con la tovaglia a quadretti rossi, una bottiglia e un bicchiere (quarto volume); l’angolo di una parete color crema, che disegna la camicia di Maigret, divisa orizzontalmente da un alto zoccolo marrone scuro che suggerisce il pantalone, in uno straordinario gioco di negativo/positivo (sesto volume); la prospettiva dal basso in alto sull’angolo della ringhiera di una scala di condominio (terzo volume), o la geniale immagine dove la sagoma del commissario, campita nei toni verdi, così come gli altri elementi della scena, su fondo nero, è illuminata dal bagliore magenta della stufa accesa (settimo volume), o, ancora, quella dove la scelta dell’angolo prospettico rende evidentissima allo sguardo la pistola nascosta sul tetto dell’armadio, dietro al quale spunta il volto sospettoso di Maigret (ottavo volume).
Per le sovraccoperte dei quattro volumi dei romanzi senza il commissario – gli unici pubblicati su sedici annunciati – Pintér si ispirerà tanto ai pittori nabis quanto ai fauves, con risultati del tutto atipici quanto interessanti, segnati da una stesura più pittorica ed evanescente. Secondo lo stesso illustratore, le più riuscite sono l’illustrazione per i “Romanzi autobiografici”, con il clochard e il passeggino, e quella per i “Romanzi della provincia straniera”, dove Pintér ha scelto di illustrare il dramma di Joris Terlinck, borgomastro di Furnes, abbandonato con il sigaro in mano su di una sedia vicino al biliardo.
“Tutte le opere di Georges Simenon - Le inchieste del commissario Maigret” è da tempo esauritissima quanto cercata dai collezionisti. Oggi scovare questi libri sulle bancarelle, nei negozi di libri usati o nei cataloghi delle librerie è impresa difficile se non disperata: quando si avesse la fortuna di trovare tutti i dodici volumi, bisogna essere disposti a pagarli il prezzo di una cinquecentina.
1966, Maigret e la chiusa N°1
La vicenda editoriale delle copertine per “Le inchieste del Commissario Maigret”, basata sul personaggio di Maigret-Cervi, ebbe una preparazione abbastanza accurata ma un andamento incerto, e, a detta di Pintér, notevoli dislivelli di qualità. Pintér capì subito quello che lo disturbava in questa serie: era «il richiamo alla cartellonistica cinematografica, nella quale, come sappiamo, sono assenti ogni rigore o interpretazione grafica». L’artista si rese coscientemente prigioniero di questo schema e solo molto più tardi, riguardando queste copertine, vide che nonostante tutto una parte si poteva salvare, quella fatta di getto, senza ripensamenti o incertezze: tra queste cita Maigret e una vita in gioco, Maigret e la vecchia signora di Bayeux, Maigret e la chiusa n. 1, Maigret e i testimoni reticenti, Maigret e il sergente maggiore, Maigret nella casa dei Fiamminghi, Maigret e il cliente del sabato, Un Natale di Maigret e La pazienza di Maigret. Ma forse non dobbiamo credere fino in fondo ai giudizi di Pintér, che è sempre stato molto critico verso le sue opere.
Nelle copertine dove la figura di Cervi-Maigret con la pipa (Pintér si è divertito a disegnare i vari modelli ‘billiard’ della sua stessa collezione) si staglia su fondi di colore diverso, il ritratto non stanca, non delude, non annoia mai: Pintér ha saputo ogni volta proporre un gesto, un’angolazione, un abbigliamento diversi (si osservino la varietà delle stoffe dei cappotti, delle giacche e delle cravatte, il colore e la forma dei cappelli alla Borsalino, che il più delle volte attingono al gusto e al personale guardaroba di Pintér). Una ballerina, un uomo che fugge, una ragazza in costume, un ciclista, un edificio, un telefono, un cane, una chiatta, un autobus, una bancarella o un peschereccio, confinati in un angolo, hanno il compito di precisare e di riassumere le coordinate del racconto.
La scelta dei colori da utilizzare, sempre molto accesi, si orientò su accostamenti di tinte fredde e acide con altre dai toni caldi e solari; la scritta “Maigret”, che campeggia in carattere bastone maiuscolo, è stampata sempre in magenta. Per la serie “Le inchieste del commissario Maigret” Pintér usò i colori a tempera e una carta molto resistente impressa a tela: sfruttandone la trama riusciva a ottenere interessanti risultati pittorici. In seguito dipinse sull’ottimo cartoncino liscio Schoeller, che per la riproduzione veniva ‘spellato’, nel senso che il primo strato gessato, con l’illustrazione, veniva staccato dal cartoncino per essere avvolto sul cilindro dello scanner.
Circa 1972, studio per copertina Maigret, pennarelli su carta
Nel 1969 prende avvio la nuova collana di Maigret inserita negli “Oscar Mondadori”, per i quali Pintér aveva già dato, e darà in seguito, copertine che saranno pubblicate nelle più importanti riviste internazionali di grafica, come quelle per i romanzi di Cesare Pavese e di Grazia Deledda, e dove escono anche, di Simenon, i romanzi Le zie e La vedova Couderc. In questa nuova e ultima versione l’illustratore ebbe più libertà e – potendo contare su tutta la superficie della copertina – una maggiore possibilità creativa. Non troviamo più la grande figura di Maigret, che diventa uno dei tanti elementi della scena, resa più avvolgente e scenograficamente più precisa. Anche qui può essere interessante segnalare alcune copertine che stanno più a cuore a Pintér: Maigret e l’osteria dei due soldi, Maigret a Vichy, Maigret e il nipote ingenuo, Maigret e il libanese, Maigret e la casa dei fiamminghi, Una confidenza di Maigret, Maigret si sbaglia, Maigret e il ladro, Maigret e l’ombra cinese, Maigret e l’affare strip-tease, Maigret al night club, forse preferite dall’autore non perchè in assoluto più belle delle altre, ma semplicemente perché contraddistinte da una maggiore freschezza compositiva.
Movendo da una stesura pittorica più incisiva nel descrivere l’ambiente, che non rinuncia mai ad un’angolazione particolare della scena, Pintér percorre, anno dopo anno, la strada che quasi lo libererà dalle istanze figurative, limitandosi solo ad evocare la figura del commissario ed il suo ambiente. Per arrivare a questo risultato Pintér impiega tecniche diverse, anche se non abbandonerà mai la tempera, da sempre usata con sofisticato magistero.
Una curiosità non sarà sfuggita, credo, ai più attenti lettori delle storie del commissario pubblicate negli “Oscar”. La figura di schiena che compare in Maigret e il cane giallo non è il commissario come ci si può immaginare, ma un personaggio del romanzo: se infatti lo osserviamo attentamente vediamo che non ha la massiccia corporatura e il portamento di Maigret.
1978, studio per copertina Maigret, pennarelli su carta
Quando, agli inizi degli anni Settanta, negli uffici grafici editoriali e pubblicitari furono introdotti i pennarelli, Pintér volle sperimentarli, con felicissimi risultati. Lo stesso artista ricorda alcuni di questi lavori in cui la scelta tecnica è fondamentale per reinventare la copertina, come Maigret e il ladro, Maigret si sbaglia e Maigret e il libanese, ma anche Maigret e l’uomo solo e Maigret e il signor Charles, venduti in cofanetto con un curioso Ricettario della signora Maigret. Un’altra copertina disegnata con i pennarelli, Maigret e il vagabondo, ha una composizione insieme rigida e scherzosa, dove – secondo Pintér – il commissario, il clochard, il ponte, l’auto e il rimorchiatore sono «quasi elencati in ordine geometrico». Le copertine disegnate con questa tecnica sono tra le preferite dall’illustratore, scaturite da un intelligente gioco grafico e pittorico, fatte da Pintér quasi per scommessa e con sottile divertimento. In una delle più originali, Maigret e l’affare strip-tease, il commissario, di schiena, è evocato solo dalle sue bretelle scontornate su fondo bianco.
Ma quando l’artista presentò la prima copertina fatta con i pennarelli non era sicuro che sarebbe stata gradita dal direttore di collana, e così gliela fece vedere quasi di soppiatto (a quelli che sanno quanto sia importante la qualità della copertina per la vendita di un libro può sembrare incredibile che alla Mondadori considerassero Pintér quasi un semplice impiegato), nella speranza che per disattenzione non si accorgesse del cambiamento, anche se avrebbe preferito che ‘passasse’ perché piaceva. Fortunatamente, forse perché ci si fidava ormai dell’esperienza e del gusto di Pintér, il nuovo stile fu accettato senza difficoltà.
1977, Maigret e i testimoni reticenti, tempera su fotografia
Un’altra tecnica utilizzata da Pintér è quella di lavorare su riproduzioni fotografiche prese da riviste stampate in rotocalco, come ad esempio nella copertina per Maigret e i testimoni reticenti. ‘Sciolta’ l’immagine con la benzina, sfumandola, impastandola e affidandosi anche al caso, l’artista interviene con la tempera, ridisegnando le figure e gli altri elementi della scena ed ottenendo alla fine un’illustrazione suggestivamente fluida, in cui è difficile capire dove cominci e dove finisca l’opera del pennello.
L’ultima incursione di Pintér nell’universo di Maigret avviene nel 1991 con la copertina Maigret e l’informatore, pubblicata ancora da Mondadori nei “Mystbooks”. La figura del protagonista, vista di schiena e piegata diagonalmente a destra, incrocia una diagonale opposta, creata dall’ombra del ponte, quasi a formare una grande X; sono passati trent’anni anni dalla prima copertina di Maigret, ma Pintér ha disegnato quest’ultima con la stessa originalità.
1963, copertina per “Il grande bob” nella collana “l’altro Simenon”
Ma di Simenon Pintér non ha illustrato solo i romanzi di Maigret: per la collana “L’altro Simenon” (cinque libri pubblicati tra il 1962 e il 1963) Pintér ‘graffia’ con il pennino un piccolo disegno al tratto nero in un tassello bianco, sormontato da altri tre di colori diversi che contengono, dall’alto in basso le lettere SI/ME/NON. La grafica delle sofisticate e moderne sovraccoperte si deve a Paul Scharff.
Pintér realizza le sue copertine in una misura molto vicina a quella della riproduzione stampata (solo di un 10% più grande), e questo può sembrare strano per un artista che in passato aveva dipinto pannelli di ottanta metri quadri. Ma Pintér sapeva per esperienza che l’effetto ‘monumentale’ – anche se nei Maigret, a rigore, non ce n’era bisogno – non è dovuto alle grandi dimensioni, ma all’effetto di luce e ombra e all’angolazione: si può ottenere un effetto simile anche in un piccolissimo formato, come possiamo vedere nello straordinario Hercule Poirot , piccolo grande uomo, uscito negli “Omnibus Gialli” nel 1979.
Sebbene siano ormai passati molti anni da quando ha cessato di lavorare per Mondadori alle copertine di Maigret, Pintér continua per suo piacere a dipingerle, immaginandosi altre storie e altre atmosfere. Uno di questi disegni è stato fatto da Pintér con la bizzarra idea di accostare Maigret ad un mondo completamente estraneo. Lo ha chiamato Maigret nella stanza di Matisse (pittore tra i più amati da Pintér): in una stanza dalle pareti, dai soffitti e dal pavimento di un accesissimo color rosso, con le imposte verdi che filtrano la luce accecante che viene dall’esterno, in primo piano il tavolo con un vaso di frutta reso con poche pennellate, il commissario sta meditando il suo ultimo caso. Ma avrà saputo Pintér risolverlo senza l’aiuto di Simenon?
Altre indagini non scritte da Simenon, ma immaginate da Pintér si possono trovare nel recente volume Pintér illustra Maigret (Torino, Segni&Disegni, 2007), che contiene alcune copertine di Maigret ridisegnate e moltissime inedite.
Con il pennello, la matita e il pennarello Pintér continua a ‘indagare’ sulle vicende del commissario Maigret: ma all’illustratore non interessano gli enigmi da risolvere nè gli assassini da assicurare alla giustizia. Nella ricerca di un particolare, nell’espressione di un viso, nella scelta di una situazione come in quella di una pipa, Pintér cerca di mettere a nudo, da quasi cinquant’anni, la personalità dell’investigatore più famoso e più ‘vero’ di tutta la letteratura poliziesca.
Studio per la copertina de “Il mio amico Maigret”
Al mondo non sono molti gli illustratori che hanno realizzato, come Pintér, tante illustrazioni per i ‘racconti polizieschi’; ma forse nessuno come lui ha disegnato tante copertine per i romanzi del commissario Maigret scritti da Georges Simenon, tutte pubblicate da Arnoldo Mondadori tra il 1961 e il 1991.
Dopo aver fatto qualche lavoro per lo “Studio Stile” di Rossetti e Cremonesi, Pintér si presentò nel 1960 alla Mondadori per proporsi come collaboratore esterno, ma, con sua grande gioia, fu assunto subito da Anita Klinz, art director dell’ufficio grafico. Prima di illustrare le copertine gli fu affidato il compito di disegnare, con tratto sintetico e mai descrittivo, la pubblicità della casa editrice inserita nei “Gialli Mondadori”.
I primi Maigret di Pintér sono, nel 1961, le sovraccoperte per i due volumi de “L’ispettore Maigret” nella vecchia collana degli “Omnibus”. Mentre le disegnava, Pintér non avrebbe mai pensato che il commissario seguitasse ad incalzarlo per oltre quarant’anni attraverso tante collane editoriali. A quei tempi Pintér non aveva ancora letto i romanzi di Simenon (li leggerà poi quasi tutti): uno di questi, Il borgomastro di Furnes, di cui conserva il disegno originale fatto per la copertina “I romanzi della provincia straniera”, è per Pintér un romanzo estremamente triste ma, al tempo stesso, meravigliosamente bello.
Per questi due primi volumi, dove l’illustrazione occupa più della metà inferiore dell’intera sopraccoperta, sviluppandosi anche nelle alette – una soluzione grafica ideata da Anita Klinz –, Pintér prende come modello il Maigret interpretato al cinema da Jean Gabin, perché quello impersonato da Gino Cervi compare nei telefilm della RAI solo tre anni dopo. La somiglianza con l’attore francese, però, è solo evocata, e, d’altronde, nemmeno voluta: Pintér, educato alla sofisticata scuola ungherese del manifesto ma anche a quella polacca di Jan Lenica e di Henryk Tomaszewski, ha evitato un richiamo esplicito (e fuorviante) ai banali manifesti del Maigret cinematografico. Al contrario, le illustrazioni per le due sovraccoperte de “L’ispettore Maigret”, come tutti i vecchi “Omnibus”, evocano le vicende attraverso una visione sinottica. Nella lunga fascia illustrata Pintér, con una pennellata veloce, volta a suggerire più che a precisare ambienti e personaggi, ‘racconta’ il romanzo, mentre la testa del commissario, scontornata su fondo bianco, fuoriesce dalla fascia attirando così l’attenzione sul protagonista. Gli “Omnibus Gialli” – collana memorabile anche, o soprattutto, per l’apporto artistico di Pintér – si intrecciano per molti anni con le serie delle “Inchieste del commissario Maigret” e degli “Oscar”. Più ‘grafiche’ ed essenziali quelle disegnate per gli “Omnibus Gialli”, più convenzionali quelle per le “Inchieste”, ricche di atmosfera e a volte – quelle degli “Oscar”– anche di humour.
Negli “Omnibus Gialli” – copertina rigida impressa a tela e illustrazione applicata – Pintér riesce a trasformare in vere e proprie icone le illustrazioni del racconto poliziesco. Partendo da un’idea-chiave in cui si riflette l’intero romanzo e puntando decisamente sul taglio grafico, che preferisce un particolare molto ravvicinato, Pintér ha creato, anno dopo anno, copertine che hanno fatto scuola, come quelle per I figli di mammasantissima, Lemmy Caution FBI, Hercule Poirot, piccolo grande uomo, 6 messaggi per Ellery Queen, L’eccellentissimo Nero Wolfe, Nick Carter e la tredicesima spia.
1972, bozzetto per la copertina “Maigret e la ballerina del Gai Mulin”
Ma torniamo al corpus delle illustrazioni. Partendo dalle due sovraccoperte per “L’ispettore Maigret”, Pintér ne disegna, dal 1966 al 1974, altre otto per la collana “Tutte le opere di Georges Simenon - Le inchieste del commissario Maigret”, seguite, dal 1966 al 1969, da “Le inchieste del commissario Maigret”, per finire, solo per le opere pubblicate, con le copertine degli “Oscar” dal 1969 al 1982.
Spinto dalla curiosità di conoscere più a fondo i gusti e le abitudini del commissario, come li trovava descritti nei romanzi di Simenon, Pintér ha tentato, con più o meno successo, di scoprirli e rievocarli, restandone a volte deluso come alla brasserie Dauphine di Parigi, che il turismo ha finito per privare di ogni atmosfera. Il tabacco di Maigret, il gris (perché confezionato in un pacchetto di spessa carta grigia), è – secondo Pintér – impensabile fumarlo; sembra, anzi, che anche Simenon preferisse il Dunhill Elisabeth. Una volta, per accontentare Pintér, che voleva farsi un’idea anche degli odori che aleggiavano intorno al commissario, gli fu portato da Parigi un pacchetto di gris: ebbene, l’artista ne fu così disgustato da pensare seriamente di gettare, insieme al tabacco, perfino una delle sue amate pipe.
Questa continua ricerca di Pintér, questo «personale coinvolgimento» (come egli lo definisce) con il suo soggetto, lo porta dunque a scoprire – forse inconsapevolmente – il mondo dello stesso Simenon, che sovente presta elementi autobiografici al suo personaggio. Secondo Stanley G. Eskin (Georges Simenon, a cura di G. Da Campo, Marsilio, 1996), Maigret «acquista spessore grazie all’accumulo di dettagli individuali, rinforzati dal fatto che si riferiscono direttamente alla personalità e alle esperienze di Simenon. Come si è visto, l’arrivo a Parigi del giovane Maigret riproduce quello dello scrittore; come lui, prova piacere a sostare sulla piattaforma posteriore di un autobus e prendere il sole seduto al tavolino di un caffè all’aperto. Condividono ricordi d’infanzia (sono stati entrambi chierichetti) e Maigret ha abitato in place des Vosges. Non appena si ritira dal servizio nella casa di Meung-sur-Loire, batterà la campagna alla ricerca di mobili antichi, come ha fatto Simenon all’epoca della “Richardière”».
1970, bozzetto per “Maigret e la casa delle tre vedove”
Nel 1966 Mondadori varò due collane: “Tutte le opere di Georges Simenon - Le inchieste del commissario Maigret”, con l’ambizioso progetto di pubblicare tutto Simenon in ordine cronologico, e i paperback “Le inchieste del commissario Maigret”. I dirigenti della Mondadori affidarono a Pintér le ilustrazioni delle copertine, il quale scelse come modello Gino Cervi, che già da due anni interpretava Maigret in TV. La somiglianza con Cervi non fu imposta dall’alto, e nemmeno adottata per sfruttare la popolarità dell’attore, ma perché piaceva a Pintér e del resto – si diceva in redazione – ‘andava molto bene’ anche all’esigente Simenon, che voleva, per contratto, vedere preventivamente le copertine.
La semplicità e la povertà di mezzi con cui erano realizzati gli sceneggiati televisivi in bianco e nero stimolarono, anziché condizionare, la fantasia di Pintér, soprattutto nelle sovraccoperte di “Tutte le opere di Georges Simenon - Le inchieste del commissario Maigret” e negli “Oscar”.
I sedici episodi che compongono i quattro cicli televisivi delle “Inchieste del commissario Maigret”, per la regia di Mario Landi, furono mandati in onda tra il 1964 e il 1972. Il primo ciclo (1964-65) comprendeva Un’ombra di Maigret, L’affare Picpus, Un Natale di Maigret, Una vita in gioco. Il secondo (1966), Non si uccidono i poveri diavoli, L’ombra cinese, La vecchia signora di Bayeux, L’innamorato delle signora Maigret. Il terzo (1968), Maigret e i diamanti, Maigret e l’ispettore sfortunato, Il cadavere scomparso, La chiusa, Maigret sotto inchiesta. Il quarto (1972), Il pazzo di Bergerac, Il ladro solitario, Maigret in pensione.
L’artista ricorda di avere guardato tutte le puntate «principalmente attratto dalla bravura di Cervi, che diede una intrepretazione molto personale nella quale si sentiva il teatro, anche se certe lievi gigionerie non si adattavano al personaggio di Simenon; ma forse era quasi meglio così».
1971, Il borgomastro di Furnes, illustrazione originale per una copertina della serie “Tutti i romanzi di Georges Simenon”
Pintér chiese al laboratorio fotografico della casa editrice di scattare qualche frame durante la trasmissione; non era importante che indicasse ai tecnici la scena da fotografare, perché lo scopo era solo quello di avere la maggior documentazione possibile degli ambienti, in special modo di quelli della Préfecture de Police, ricostruiti negli studi romani della RAI. Gli sceneggiati televisivi con Cervi resero celebre, anche per il grande pubblico italiano, il personaggio di Maigret, che, rilanciato e ‘fissato’ dalle copertine di Pintér, è diventato una figura difficile da dimenticare.
La collana dell’opera completa, “Tutte le opere di Georges Simenon - Le inchieste del commissario Maigret” si compone di otto volumi (più quattro per i romanzi senza Maigret), pubblicati da Mondadori tra il 1966 e il 1974. L’impostazione grafica, assai suggestiva, e la tessitura pittorica delle tempere create per queste sovraccoperte sono per certi versi più simili a quelle degli “Oscar” che non delle coeve copertine per “Le inchieste del commissario Maigret”, strutturalmente meno varie e più scontate. Qui Maigret è attore unico, l’ambientazione è essenziale, scarna, pronta a suggerire il punto nodale del romanzo. Un tavolo con la tovaglia a quadretti rossi, una bottiglia e un bicchiere (quarto volume); l’angolo di una parete color crema, che disegna la camicia di Maigret, divisa orizzontalmente da un alto zoccolo marrone scuro che suggerisce il pantalone, in uno straordinario gioco di negativo/positivo (sesto volume); la prospettiva dal basso in alto sull’angolo della ringhiera di una scala di condominio (terzo volume), o la geniale immagine dove la sagoma del commissario, campita nei toni verdi, così come gli altri elementi della scena, su fondo nero, è illuminata dal bagliore magenta della stufa accesa (settimo volume), o, ancora, quella dove la scelta dell’angolo prospettico rende evidentissima allo sguardo la pistola nascosta sul tetto dell’armadio, dietro al quale spunta il volto sospettoso di Maigret (ottavo volume).
Per le sovraccoperte dei quattro volumi dei romanzi senza il commissario – gli unici pubblicati su sedici annunciati – Pintér si ispirerà tanto ai pittori nabis quanto ai fauves, con risultati del tutto atipici quanto interessanti, segnati da una stesura più pittorica ed evanescente. Secondo lo stesso illustratore, le più riuscite sono l’illustrazione per i “Romanzi autobiografici”, con il clochard e il passeggino, e quella per i “Romanzi della provincia straniera”, dove Pintér ha scelto di illustrare il dramma di Joris Terlinck, borgomastro di Furnes, abbandonato con il sigaro in mano su di una sedia vicino al biliardo.
“Tutte le opere di Georges Simenon - Le inchieste del commissario Maigret” è da tempo esauritissima quanto cercata dai collezionisti. Oggi scovare questi libri sulle bancarelle, nei negozi di libri usati o nei cataloghi delle librerie è impresa difficile se non disperata: quando si avesse la fortuna di trovare tutti i dodici volumi, bisogna essere disposti a pagarli il prezzo di una cinquecentina.
1966, Maigret e la chiusa N°1
La vicenda editoriale delle copertine per “Le inchieste del Commissario Maigret”, basata sul personaggio di Maigret-Cervi, ebbe una preparazione abbastanza accurata ma un andamento incerto, e, a detta di Pintér, notevoli dislivelli di qualità. Pintér capì subito quello che lo disturbava in questa serie: era «il richiamo alla cartellonistica cinematografica, nella quale, come sappiamo, sono assenti ogni rigore o interpretazione grafica». L’artista si rese coscientemente prigioniero di questo schema e solo molto più tardi, riguardando queste copertine, vide che nonostante tutto una parte si poteva salvare, quella fatta di getto, senza ripensamenti o incertezze: tra queste cita Maigret e una vita in gioco, Maigret e la vecchia signora di Bayeux, Maigret e la chiusa n. 1, Maigret e i testimoni reticenti, Maigret e il sergente maggiore, Maigret nella casa dei Fiamminghi, Maigret e il cliente del sabato, Un Natale di Maigret e La pazienza di Maigret. Ma forse non dobbiamo credere fino in fondo ai giudizi di Pintér, che è sempre stato molto critico verso le sue opere.
Nelle copertine dove la figura di Cervi-Maigret con la pipa (Pintér si è divertito a disegnare i vari modelli ‘billiard’ della sua stessa collezione) si staglia su fondi di colore diverso, il ritratto non stanca, non delude, non annoia mai: Pintér ha saputo ogni volta proporre un gesto, un’angolazione, un abbigliamento diversi (si osservino la varietà delle stoffe dei cappotti, delle giacche e delle cravatte, il colore e la forma dei cappelli alla Borsalino, che il più delle volte attingono al gusto e al personale guardaroba di Pintér). Una ballerina, un uomo che fugge, una ragazza in costume, un ciclista, un edificio, un telefono, un cane, una chiatta, un autobus, una bancarella o un peschereccio, confinati in un angolo, hanno il compito di precisare e di riassumere le coordinate del racconto.
La scelta dei colori da utilizzare, sempre molto accesi, si orientò su accostamenti di tinte fredde e acide con altre dai toni caldi e solari; la scritta “Maigret”, che campeggia in carattere bastone maiuscolo, è stampata sempre in magenta. Per la serie “Le inchieste del commissario Maigret” Pintér usò i colori a tempera e una carta molto resistente impressa a tela: sfruttandone la trama riusciva a ottenere interessanti risultati pittorici. In seguito dipinse sull’ottimo cartoncino liscio Schoeller, che per la riproduzione veniva ‘spellato’, nel senso che il primo strato gessato, con l’illustrazione, veniva staccato dal cartoncino per essere avvolto sul cilindro dello scanner.
Circa 1972, studio per copertina Maigret, pennarelli su carta
Nel 1969 prende avvio la nuova collana di Maigret inserita negli “Oscar Mondadori”, per i quali Pintér aveva già dato, e darà in seguito, copertine che saranno pubblicate nelle più importanti riviste internazionali di grafica, come quelle per i romanzi di Cesare Pavese e di Grazia Deledda, e dove escono anche, di Simenon, i romanzi Le zie e La vedova Couderc. In questa nuova e ultima versione l’illustratore ebbe più libertà e – potendo contare su tutta la superficie della copertina – una maggiore possibilità creativa. Non troviamo più la grande figura di Maigret, che diventa uno dei tanti elementi della scena, resa più avvolgente e scenograficamente più precisa. Anche qui può essere interessante segnalare alcune copertine che stanno più a cuore a Pintér: Maigret e l’osteria dei due soldi, Maigret a Vichy, Maigret e il nipote ingenuo, Maigret e il libanese, Maigret e la casa dei fiamminghi, Una confidenza di Maigret, Maigret si sbaglia, Maigret e il ladro, Maigret e l’ombra cinese, Maigret e l’affare strip-tease, Maigret al night club, forse preferite dall’autore non perchè in assoluto più belle delle altre, ma semplicemente perché contraddistinte da una maggiore freschezza compositiva.
Movendo da una stesura pittorica più incisiva nel descrivere l’ambiente, che non rinuncia mai ad un’angolazione particolare della scena, Pintér percorre, anno dopo anno, la strada che quasi lo libererà dalle istanze figurative, limitandosi solo ad evocare la figura del commissario ed il suo ambiente. Per arrivare a questo risultato Pintér impiega tecniche diverse, anche se non abbandonerà mai la tempera, da sempre usata con sofisticato magistero.
Una curiosità non sarà sfuggita, credo, ai più attenti lettori delle storie del commissario pubblicate negli “Oscar”. La figura di schiena che compare in Maigret e il cane giallo non è il commissario come ci si può immaginare, ma un personaggio del romanzo: se infatti lo osserviamo attentamente vediamo che non ha la massiccia corporatura e il portamento di Maigret.
1978, studio per copertina Maigret, pennarelli su carta
Quando, agli inizi degli anni Settanta, negli uffici grafici editoriali e pubblicitari furono introdotti i pennarelli, Pintér volle sperimentarli, con felicissimi risultati. Lo stesso artista ricorda alcuni di questi lavori in cui la scelta tecnica è fondamentale per reinventare la copertina, come Maigret e il ladro, Maigret si sbaglia e Maigret e il libanese, ma anche Maigret e l’uomo solo e Maigret e il signor Charles, venduti in cofanetto con un curioso Ricettario della signora Maigret. Un’altra copertina disegnata con i pennarelli, Maigret e il vagabondo, ha una composizione insieme rigida e scherzosa, dove – secondo Pintér – il commissario, il clochard, il ponte, l’auto e il rimorchiatore sono «quasi elencati in ordine geometrico». Le copertine disegnate con questa tecnica sono tra le preferite dall’illustratore, scaturite da un intelligente gioco grafico e pittorico, fatte da Pintér quasi per scommessa e con sottile divertimento. In una delle più originali, Maigret e l’affare strip-tease, il commissario, di schiena, è evocato solo dalle sue bretelle scontornate su fondo bianco.
Ma quando l’artista presentò la prima copertina fatta con i pennarelli non era sicuro che sarebbe stata gradita dal direttore di collana, e così gliela fece vedere quasi di soppiatto (a quelli che sanno quanto sia importante la qualità della copertina per la vendita di un libro può sembrare incredibile che alla Mondadori considerassero Pintér quasi un semplice impiegato), nella speranza che per disattenzione non si accorgesse del cambiamento, anche se avrebbe preferito che ‘passasse’ perché piaceva. Fortunatamente, forse perché ci si fidava ormai dell’esperienza e del gusto di Pintér, il nuovo stile fu accettato senza difficoltà.
1977, Maigret e i testimoni reticenti, tempera su fotografia
Un’altra tecnica utilizzata da Pintér è quella di lavorare su riproduzioni fotografiche prese da riviste stampate in rotocalco, come ad esempio nella copertina per Maigret e i testimoni reticenti. ‘Sciolta’ l’immagine con la benzina, sfumandola, impastandola e affidandosi anche al caso, l’artista interviene con la tempera, ridisegnando le figure e gli altri elementi della scena ed ottenendo alla fine un’illustrazione suggestivamente fluida, in cui è difficile capire dove cominci e dove finisca l’opera del pennello.
L’ultima incursione di Pintér nell’universo di Maigret avviene nel 1991 con la copertina Maigret e l’informatore, pubblicata ancora da Mondadori nei “Mystbooks”. La figura del protagonista, vista di schiena e piegata diagonalmente a destra, incrocia una diagonale opposta, creata dall’ombra del ponte, quasi a formare una grande X; sono passati trent’anni anni dalla prima copertina di Maigret, ma Pintér ha disegnato quest’ultima con la stessa originalità.
1963, copertina per “Il grande bob” nella collana “l’altro Simenon”
Ma di Simenon Pintér non ha illustrato solo i romanzi di Maigret: per la collana “L’altro Simenon” (cinque libri pubblicati tra il 1962 e il 1963) Pintér ‘graffia’ con il pennino un piccolo disegno al tratto nero in un tassello bianco, sormontato da altri tre di colori diversi che contengono, dall’alto in basso le lettere SI/ME/NON. La grafica delle sofisticate e moderne sovraccoperte si deve a Paul Scharff.
Pintér realizza le sue copertine in una misura molto vicina a quella della riproduzione stampata (solo di un 10% più grande), e questo può sembrare strano per un artista che in passato aveva dipinto pannelli di ottanta metri quadri. Ma Pintér sapeva per esperienza che l’effetto ‘monumentale’ – anche se nei Maigret, a rigore, non ce n’era bisogno – non è dovuto alle grandi dimensioni, ma all’effetto di luce e ombra e all’angolazione: si può ottenere un effetto simile anche in un piccolissimo formato, come possiamo vedere nello straordinario Hercule Poirot , piccolo grande uomo, uscito negli “Omnibus Gialli” nel 1979.
Sebbene siano ormai passati molti anni da quando ha cessato di lavorare per Mondadori alle copertine di Maigret, Pintér continua per suo piacere a dipingerle, immaginandosi altre storie e altre atmosfere. Uno di questi disegni è stato fatto da Pintér con la bizzarra idea di accostare Maigret ad un mondo completamente estraneo. Lo ha chiamato Maigret nella stanza di Matisse (pittore tra i più amati da Pintér): in una stanza dalle pareti, dai soffitti e dal pavimento di un accesissimo color rosso, con le imposte verdi che filtrano la luce accecante che viene dall’esterno, in primo piano il tavolo con un vaso di frutta reso con poche pennellate, il commissario sta meditando il suo ultimo caso. Ma avrà saputo Pintér risolverlo senza l’aiuto di Simenon?
Altre indagini non scritte da Simenon, ma immaginate da Pintér si possono trovare nel recente volume Pintér illustra Maigret (Torino, Segni&Disegni, 2007), che contiene alcune copertine di Maigret ridisegnate e moltissime inedite.
Con il pennello, la matita e il pennarello Pintér continua a ‘indagare’ sulle vicende del commissario Maigret: ma all’illustratore non interessano gli enigmi da risolvere nè gli assassini da assicurare alla giustizia. Nella ricerca di un particolare, nell’espressione di un viso, nella scelta di una situazione come in quella di una pipa, Pintér cerca di mettere a nudo, da quasi cinquant’anni, la personalità dell’investigatore più famoso e più ‘vero’ di tutta la letteratura poliziesca.